
L’autore
Davide Orecchio
Davide Orecchio ha pubblicato diversi romanzi e raccolte di racconti, tra cui Città distrutte. Sei biografie infedeli (Gaffi 2012, nuova edizione il Saggiatore 2018, Premio SuperMondello e Mondello Opera Italiana), Mio padre la rivoluzione (minimum fax 2017, Premio Campiello-Selezione Giuria dei Letterati) e Storia aperta (Bompiani 2021, candidato al Premio Strega). È redattore di Nazione Indiana.
“Il tuo partito. Sull’inchiostro. Nella luce tu. Nei tuoi pensieri. Nel tuo riposo, supino nel letto, sotto la coperta rossa di lana col timone azzurro. Negli articoli mandati a memoria. Nelle epistole che nessuno leggeva. Il tuo partito. Nei manoscritti. Nelle poesie. Nella storia. Nella biografia. Nella tua salvezza. Nel transito dalla morte alla vita, dal fascismo alla vita, dall’errore al riscatto. Il partito del tuo eroismo. Il partito delle tue parole. Nella luce tu. Voi cambiavate. Nella luce tu vedevi il crollo del muro”

Il Libro
Storia aperta
“Chi siamo noi?”, ci chiediamo all’inizio di questo romanzo. “Noi siamo ignoranti. Noi siamo, in miliardi di pixel, gli eredi”, coloro che vivono ormai fuori della linearità storica, dove il solo modo per capire i nostri padri è studiare. Così, in principio c’è un padre bambino, appena nato e già pronto ad affrontare il Novecento perché è un “bambino diacronico”, “creatura della durata”. Grazie alle parole che ha scritto – perché i bambini diacronici hanno lasciato montagne di parole, con le loro grafie sghembe, i loro dattiloscritti, telegrammi, articoli, faldoni – possiamo seguirne i passi attraverso il secolo breve, che non lo è stato affatto per chi come lui lo ha vissuto in ogni suo palpito. L’educazione fascista, l’amore con Michela, l’Etiopia, il fronte greco-albanese; la consapevolezza, l’adesione al comunismo, la Resistenza; la militanza politica che assorbe ogni altra vocazione, anche quella di padre, di scrittore; il terrorismo, poi il destino del partito, le verità, la perdita di identità; la vecchiaia come un “brodo sugli occhi” attraverso cui cercare di credere ancora. Questa la sorte di Pietro Migliorisi, protagonista di Storia aperta ed eteronimo di tanti uomini e donne della sua generazione.